PD, calcio, violenza. Storie di ordinario delirio

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C’era una volta un ragazzo che come me amava la musica e i blog. C’era un ragazzo che come me andava a spasso in auto con i suoi amici. C’era un ragazzo che come tanti è rimasto vittima di una violenza. Secco, morto. Una fatalità, una disattenzione, la sfiga…certo è che siamo una società di violenti, lo abbiamo dimostrato anche sabato all’assemblea regionale del PD e domenica negli stadi. Passiamo dai pensieri ai fatti, dalle parole alle mani, ci armiamo senza pensare. Assumiamo l’atteggiamento del cecchino e ci appostiamo dietro l’angolo per cercare vendetta e poco importa se la nostra azione colpisce chi ci fa del male. A noi serve un’occasione di sfogo, un capro espiatorio. Pennac racconta di un tizio che lo fa per mestiere e io lo adoro. Ma quando si resta vittime della violenza, gratuita, ingiustificata, si perde contatto con l’umanità. E persino ad una persona sana, a cui scoppia in petto la passione sociale, e lo dico con dolore, viene voglia di scendere in strada e di spaccare tutto. Cumulare rabbia e sconcerto fa male alla salute. Non lo farei mai, s’intende. Lo giuro. Mi incaxxo sì, ma resto quella dei sit-in, del dialogo, non cedo alle provocazioni. Ma in questi giorni mi interrogo… Bisogna cambiare e subito. Invertire la marcia, tornare indietro. Generazione U non lo deve dimenticare. Bisogna insistere sui valori della comunità e della condivisione. Bisogna non far sentire soli i cittadini, riscoprire il valore della legalità. Dobbiamo discutere e ritrovarci diversi – perchè sono ancora convinta che le differenze siano un valore -ma dobbiamo essere rispettosi e tolleranti. Io lo temo: se continuiamo a prendere delle botte in testa, ritengo che potremmo perdere tutti la ragione… continuando a darcele!

3 risposte a "PD, calcio, violenza. Storie di ordinario delirio"

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  1. e c’era un ragazzo che, a differenza tua,
    amava il calcio ” a modo suo” e, purtroppo di tanti altri..
    generazione U-ltra’, ai quali non basta gioire, soffrire, esultare, piangere x le sorti della propria squadra, ma serve qualcos’altro:
    la violenza, cieca e gratuita, una volta indirizzata ai tifosi della squadra avversaria di turno, da qualche tempo deviata contro le ff.oo. tutte, polizia di stato in primis.
    se questo ragazzo avesse amato il calcio e basta, sarebbe ancora con le cuffie in testa, tastiera alla mano a scriver sui blog, e blablablablabla…
    il poliziotto ha sbagliato,
    ma non santifichiamo chi santo non lo e’ mai stato ( e qui mi sovviene il proverbio della nonna:
    “chi nasce e’bello, chi si sposa e’buona, chi muore e’santo”

    peace out

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  2. exit8 hai le idee chiare, ma sbagli su un punto. Chi va allo stadio e non reca “nocumento” (tanto per usare una parola che sostituisce una malaparola) a nessuno, non ha nessuna colpa. E non ce l’hanno manco la maggior parte dei poliziotti. Quel qualcuno che si scambia pacche sulle spalle coi colleghi dopo aver massacrato di botte i manifestanti, sì.

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  3. so benissimo di aver le idee chiare.
    e pur non essendo un poliziotto,
    provo a immedesimarmici a differenza tua/sua/vostra:
    e’ normale che, se dopo aggressioni varie, lanci di molotov, sanpietrini e svariati altri “oggetti di pace”, riesco ad accopparne un paio di questi PACIFISTI-TIFOSI-MANIFESTANTI, i miei colleghi si complimentino con me, e io con loro.
    chi va allo stadio a vedere la partita solitamente non varca l’uscio di casa con scritto in testa” DAJE AR POLIZIOTTO”, e probabilmente non va neanche in curva ubriaco di alcool e di altro, dove, alla fine dei giochi, per ricordare il risultato deve leggersi la gazzetta il lunedi..

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